«Salvai la vita a Pasolini quando gli puntarono una pistola alla testa», memorie dell'ex poliziotto Gabriele Cruciani
SAN BENEDETTO DEL TRONTO «Ho salvato la vita al regista e letterato Pier Paolo Pasolini a metà ottobre del 1975, qualche settimana prima che venisse assassinato all'Idroscalo di Ostia». Il 2 novembre è stato celebrato il cinquantesimo anno della morte di Pasolini. La drammatica ricorrenza ha fatto riaffiorare ricordi antichi nella mente dell'ex poliziotto Gabriele Cruciani, oggi in pensione: un sambenedettese conosciuto come l'"inventore" per le sue creazioni, soprattutto nel mondo del calcio, per il pallone elettronico e la porta elettronica. Vive e ha lo studio nella zona mare di Porto d'Ascoli.
«Nel 1975 - racconta Cruciani - prestavo servizio a Roma. A metà novembre l'attore di Hollywood Rock Hudson si trovava nella Capitale. Mi fu assegnato il compito di proteggere il divo, insieme a due miei colleghi».
Ancora Cruciani: «Una sera Hudson era in compagnia di Pasolini in un locale notturno vicino a via Veneto. Noi tre li avevamo preceduti, in abiti borghesi, e vigilavamo seduti in un angolo del locale.
All'improvviso entrò nel bar un uomo sulla quarantina che estrasse una pistola e la puntò alla tempia del regista. Hudson si mise con le spalle al muro e cercò di sdrammatizzare, esclamando: "Calma italiani, calma!".
Noi dovevamo agire con tempestività, poiché la situazione poteva degenerare da un momento all'altro. Uno dei miei colleghi disse: "Interveniamo subito, siamo tre pistole contro una". Dopo un rapido scambio di sguardi con Pasolini ci alzammo di scatto con le pistole in pugno e le puntammo alla testa dell'uomo che stava minacciando il regista. Il malintenzionato resosi conto di non avere scampo se la diede a gambe levate.
Non lo inseguimmo per motivi di sicurezza: quella sera c'era molta gente in giro e una sparatoria poteva essere pericolosa per gli avventori del bar e per i passanti».
Dice ancora Cruciani: «Pasolini mi aveva riconosciuto subito, in quanto lui era un attivista politico e in alcune circostanze lo avevo identificato chiedendogli i documenti. Quando a settembre 1975 venne a giocare al Ballarin con la nazionale attori ero andato a salutarlo e fu un momento cordiale».
Conclude Gabriele Cruciani: «Il giorno seguente consegnai il verbale dell'accaduto in commissariato. Il dirigente mi fece i complimenti per la felice riuscita della missione e venni premiato con il riavvicinamento a casa: prima di Natale fui trasferito da Roma ad Ancona». (Articolo di FRANCO CAMELI)

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