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Edifici vincolati in Riviera: non convince il Piano comunale di salvaguardia del patrimonio edilizio urbano

 

Panorama San Benedetto del Tronto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO La storia passa attraverso gli eventi che hanno coinvolto l'umanità e gli ambienti dei luoghi, quindi anche attraverso la struttura architettonica degli edifici. Com'è noto, l'amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto ha approvato la variante al "Piano attuativo di riqualificazione e salvaguardia del patrimonio edilizio urbano": l'atto vincola circa 200 manufatti realizzati oltre 50 anni fa e detta i criteri per la riqualificazione.

Alcuni cittadini hanno avuto  modo di esaminare seppur sommariamente il nuovo piano  e avanzare, sull'unica tavola esaminata, alcuni dubbi progettuali e carenze  propositive, che fanno sorgere perplessità sui criteri inoppugnabili di lettura storica critica ambientale del contesto urbano. Hanno sentenziato: "Un piano che fa acqua da tutte le parti".

Insomma, all'appello mancano diversi edifici che al cittadino comune appaiono storici o di pregio.
Eccoli.

1) L'ex colonia o ospizio marino Vannicola in via Mare, a Porto d'Ascoli, oggi sede universitaria un tempo colonia estiva per 300 ragazzi. La stessa struttura fu visitata il 6 luglio nel 1925  dal principe ereditario Umberto di Savoia. Dovrebbe essere degna di attenzione per molteplici fattori storici e architettonici.

2) Il Convento delle suore del Divino Amore di Porto d'Ascoli. Originariamente Monastero delle Suore Agostiniane di Nostro Signore del Sacro Cuore di Gesù (realizzato nel 1947-1948)  con  chiesetta posta in piazza Cristo Re aperta al pubblico.

3) La Picena, successivamente divenuta Massalombarda, in via Esino a Porto d'Ascoli. E' stata per anni luogo  di lavoro e quindi sostegno economico per un numero altissimo di famiglie. Essa presenta sia all’esterno che all’interno la conformazione strutturale tipica degli edifici industriali del Secondo Dopoguerra con pregevoli capriate in legno, che  gli attuali acquirenti hanno ritenuto autonomamente di dover salvaguardare nella loro originaria conformazione. Da ciò si  deduce che esiste una diffusa e rispettosa valutazione che andrebbe trasferita nel "Piano attuativo".

4) La palazzina  di residenza  dei proprietari dell'ex industria di mattonelle “Olivieri" a Porto d’Ascoli. E' situata in via Nazario Sauro, 40, a Porto d'Ascoli e presenta una facciata rilevante dal punto di vista compositivo, formale e architettonico degna di tutela.

5) Gli edifici posti in via Nazario Sauro dal n. 58 al 66 (fronte ex Autostello Aci). Sono due manufatti antichi, pervenuti integri in facciata, capisaldi della struttura urbana di impianto della importante viabilità.

6) Sono trascurati pure gli edifici  di  colore “bianco” che accomunavano stilisticamente importanti nascenti economie  turistiche, quali l’hotel Excelsior e le residenze del Senatore Scipioni, della Farmacista Tomassini e del chirurgo Sorge: tutti in prima fila sul lungomare.

7) In via Turati sarebbero da trattare con i metodi esposti la caserma dei Carabinieri in via Turati, n. 14,  e i successivi edifici contrassegnati dai n. 18B, 22, 48.

8) Al pari dell’edificio ex proprietà Tattoni, in via Torino, va riposta stessa equilibrata valutazione per il manufatto di  via Torino-angolo via Piave, 2-4.


Un discorso a parte va fatto per il Piano dei centri storici A3 di Porto d'Ascoli, che meriterebbe un aggiornamento. Tra l'altro andrebbe rivisto il piano particolareggiato scaduto da più di 20 anni: quali sono oggi le norme per costruire o ristrutturare, con criteri aggiornati, a Porto d'Ascoli Centro? (Articolo di Franco Cameli)

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