"La proprietà - scrive il Corriere Adriatico - è costituita dalla famosa villa costruita a metà dell’Ottocento grande circa 3mila metri quadrati tra residenze interne, saloni, antiche cantine e scuderie. La villa è in discrete condizioni anche perché ha ospitato fino a non molto tempo fa un ristorante per il quale fu fatta una importante ristrutturazione agli inizi degli anni Duemila.
All’interno gli ambienti sono maestosi, in gran parte impreziositi da affreschi del De Carolis e c’è anche una chiesette interna, consacrata. Suggestiva le antiche cantine con volte a crociera dove venivano sistemati i raccolti del podere della famiglia Brancadoro, oltre alla produzione di vino di qualità che da sempre ha caratterizzato la produzione.
Insomma, una villa immersa in un grande parco privato, completamente recintato, delle dimensioni di 22mila metri quadrati circa con moltissime piante ornamentali ad alto fusto. Purtroppo però quella che era nota come la “palma più grande d’Europa” non c’è più perché devastata dal punteruolo rosso. Restano invece le scuderie".
"La storia di Villa Brancadoro - spiega ancora il Corriere Adriatico - è legata al nome di Cesare Brancadoro, arcivescovo di Fermo (1755-1837), già figlio del Conte Brancadoro e a San Benedetto alla famiglia Costantini Brancadoro, che ha dato lavoro a tantissime persone per oltre un secolo e mezzo grazie alla coltivazione di grandi superfici di terreni agricoli che partivano dal mare per arrivare fino a Monteprandone".
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