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San Benedetto capitale del cemento: "Sono finiti i tempi in cui eravamo rinomati per la pesca e il turismo"

SAN BENEDETTO DEL TRONTO Come se non bastasse la colata di cemento che che si è riversata sulla Riviera a partire dagli anni Sessanta, ora si pensa ad altro  consumo di suolo. Sono infatti in programma le costruzioni di edifici per i Vigili del fuoco, il Commissariato, il nuovo ospedale, la casa di comunità, un poliambulatorio in via Sgattoni.  

"Intanto San Benedetto è giunta al 37,9 % di consumo di suolo dal precedente 37,6. Lo certifica - denuncia il coordinamento Fermiamo il consumo di suolo - il nuovo rapporto di ISPRA che illustra un quadro italiano sconfortante, unica  amara consolazione, in cui, a dispetto delle tragedie di Senigallia, della Romagna e della  Toscana, per dire solo le ultime, si continua a edificare, è proprio il caso di dirlo, “come non  ci fosse un domani”. 

Eppure già prima della campagna elettorale - continua il referente del coordinamento, Amilcare Caselli -   che li ha visti vincitori, molti esponenti di  questa giunta avevano sottoscritto la nostra Mozione di consumo di suolo zero, argomento  speso nella suddetta campagna, ma solo a parole visti i risultati e i progetti che oggi  insistono sull’area Brancadoro di un polo sportivo/ricreativo di cui nessuno sente il bisogno perché derivante da un Piano Regolatore della fine degli anni 80 dove si prevedeva una San  Benedetto di 90.000 abitanti, follia smentita dai dati demografici locali, nazionali e  internazionali; e l’area Ragnola, destinata a un fantomatico Polo Sanitario, ma che nei fatti  non sarà nemmeno un ospedale di livello base, per di più, in barba a qualunque ragionevole  urbanistica, incredibilmente previsto nel centro città".  

Ancora Caselli. "Rimanendo solo a livello macroscopico, consideriamo oltretutto le pressioni dei proprietari  per edificare in zona via Mare e Sentina, i progetti dei parcheggi in zona Sentina stessa, le  nuove stazioni dei Vigili del Fuoco e del Commissariato senza valutare la possibilità di  rigenerare edifici inutilizzati da anni, allora saremo ben oltre il 37,9 % di consumo di suolo di oggi, saremo al record nazionale, alla medaglia di legno di ISPRA.  

E così sono finiti i tempi in cui i record di San Benedetto erano della pesca, del porto, il  turismo e la qualità della vita, oggi ci appartengono solo i tristi dati di cui sopra, per di più  nel contesto dell’intero territorio cittadino in estremo pericolo idrogeologico. Dovrebbe essere inutile ribadire altri dati, che un ettaro di terreno libero assorbe fino a  3750 tonnellate d’acqua, trattiene fino a 500 chili al giorno di CO2 e polveri sottili,  mitigando le isole di calore. Ecco perché i suoli ancora liberi in città non sono “campi  abbandonati”.  

Ed è con questi dati che ci rivolgiamo agli amministratori, ricordiamoci le esondazioni del  Tronto e dell’Albula, le vittime e i danni di Senigallia, della Romagna ed ora della Toscana: se questo trend - conclude Caselli - non cambia noi vi riterremo responsabili quando toccherà a San Benedetto fare la triste conta e a spalare il fango". 


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