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Dopo il pestaggio della coppia di San Benedetto, interviene il padre del 35enne: "Non sottovalutiamo la violenza giovanile"

SAN BENEDETTO DEL TRONTO Dopo la folle aggressione nei pressi del lungomare Trieste a una coppia di sambenedettesi all'alba di domenica mattina (LEGGI QUI), interviene il padre del 35enne finito al Pronto soccorso, insieme alla 42enne che si trovava in sua compagnia.
 
Il padre del ragazzo ha contattato Adriatico 24 Ore per alcune precisazioni a seguito di articoli usciti sulla stampa locale. Per tutelare i giovani oggetto della violenza non pubblichiamo il nome del padre del 35enne pestato a sangue, che ha avuto una prognosi di 10 giorni; meno complicata la situazione della 42enne, seppure sia ancora sotto shock.

Per prima cosa tiene a precisare: "Mio figlio non è di Giulianova, come erroneamente riportato dalla stampa locale, ma è nato e cresciuto a San Benedetto del Tronto. Anche la donna che lo accompagnava risiede in città".

Il genitore è rammaricato del fatto che il sindaco Spazzafumo abbia sminuito il grave episodio su un organo di informazione locale. E prova a proporre al primo cittadino di illuminare il letto dell'Albula, magari installando fari e telecamere sul tetto della Palazzina Azzurra, in modo da scoraggiare i malintenzionati a delinquere occultati nel buio della notte.

Di seguito la lettera integrale del padre del giovane brutalmente picchiato dal branco.
"Scrivo la presente in relazione ai fatti accaduti nella notte tra il 26 e 27 agosto scorso nei pressi del ponte sul torrente Albula, sul lungomare della nostra città dove, a seguito di una feroce aggressione, sono stati gravemente ferite due persone.

Leggo notizie sbagliate ed altre che sminuiscono quanto accaduto. In primo luogo voglio far presente che le persone aggredite sono nostri concittadini, mio figlio è nato ed è da sempre residente a San Benedetto del Tronto. 

Spiace poi leggere quanto affermato dal Sindaco: “Ritengo che quello avvenuto domenica mattina sia un fatto sporadico, non c’è nessun allarme sicurezza, sarei il primo a saperlo...". (Corriere Adriatico del 29 agosto).

Sembra che si sta tendando di sottovalutare il problema facendolo passare per un caso isolato o comunque di poco conto, anche perché le persone coinvolte non sono del luogo.

Eppure dalla stampa locale, vedi gli articoli del Corriere Adriatico e del Resto del Carlino del 28 agosto, emerge che già 15 giorni prima si sia verificato un analogo episodio, senza dimenticare poi le varie scene di violenza che quasi settimanalmente si verificano nella zona della movida.

Mi auguro che le forze dell’ordine riescano quanto prima ad identificare gli aggressori  così come mi auguro che i genitori dei questi ragazzi, ma i genitori di tutti i ragazzi in genere, si domandino che cosa vadano facendo i loro figli fino all’alba.

Quanto alle condizioni delle vittime, dopo le cure del caso, grazie a Dio stanno discretamente bene: poteva andare peggio. Rimane tuttavia un trauma psicologico che non si potrà mai cancellare, soprattutto per una donna. Lei è tuttora sotto shock. Essere ferocemente aggrediti da un branco che senza riguardo alcuno ti fa violenza, ma anche solo assistere al brutale pestaggio di un amico, ti rimarrà per sempre nei ricordi".

La proposta: "Da ultimo vorrei dare un consiglio al Sindaco di San Benedetto del Tronto: il tratto del Torrente Albula che va dal ponte del lungomare al ponte di via Ugo Bassi-via Piemonte, è da sempre una scorciatoia per chi dal mare vuole raggiungere il centro della città.

Per la sicurezza di chi lo percorre, lo renderei illuminato - conclude il genitore - e controllato da telecamere. I dispositivi potrebbero essere posizionati sul tetto dell’adiacente Palazzina Azzurra". (Franco Cameli)

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