..."E' necessario un piano del verde pubblico per salvaguardare una delle caratteristiche di tutta l'Italia. I pini sono elementi fondamentali della nostra nazione, quando arriva un turista si innamora di queste belle chiome. Se eliminiamo i pini il paesaggio è completamente snaturato, privo di valore".
L'arch. Alfredo Gazzoli lancia la proposta di una Commissione comunale del verde nel corso dell'incontro pubblico nella parrocchia Cristo Re di Porto d'Ascoli sul temuto abbattimento dei pini di via Mare, programmato dalla giunta municipale. Il professionista è uno degli invitati a relazionare da parte di Roberto Cameli di Questione Natura, che ha organizzato l'evento.
Tra il pubblico annuisce alla proposta di Gazzoli la consigliera di Europa Verde-RinasciSanbenedetto Annalisa Marchegiani che ha in animo di presentare in Consiglio una mozione simile a quella bocciata sui pini di via Mare (proposta insieme a Paolo Canducci). Nella prossima mozione verrà mantenuta la seconda parte del testo che invita il sindaco ad istituire una commissione del verde urbano composta da professionisti esperti, agronomi e forestali, competente a esprimere pareri sui progetti che coinvolgono il verde urbano, sulla gestione e manutenzione del verde.
L'appuntamento offre a Roberto Cameli l'opportunità di rivolgere l'appello all'amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto: "L’appello che lanciamo uniti Questione Natura, Legambiente San Benedetto del Tronto e Marche a Rifiuti Zero all’amministrazione della Città di San Benedetto del Tronto è di non abbattere i pini di via Mare (e di non sostituirli con delle “inutili” palme). Ne va della salute e del benessere di tutti noi cittadini".
L'excursus di Gazzoli: "Il problema di fondo è che a San Benedetto manca la cultura di come porre a dimora i pini. C'era un tempo una bellissima via Mare con magnifiche macchie verdi che partivano dal sottopasso e arrivavano all'hotel Persico. Qualcuno ha pensato di levare un po' di verde alla volta togliendo i 'pericolosi' pini, credendo di fare più bello il marciapiede: in questo modo sono arrivati a mettere palme fino alla farmacia".
Gazzoli porta gli esempi negativi di palme e pioppi piantumati senza criterio in via dei Mille "che hanno frantumato marciapiedi, cordoli e pavimentazione perché messi in un luogo angusto e asfaltato". E parla delle tamerici del lungomare sud "strette nella morsa del cemento. Il lungomare è pieno di crepe perché manca la cultura del verde. Questo va studiato mediante una commissione comunale che approfondisca le caratteristiche tecniche e crei un'armonica massa verde che possa durare per parecchio tempo".
"La parola abbattere - l'affondo di Gazzoli - dà fastidio perché diventa pericolosa, attaccabile politicamente. E' facile rifare il marciapiede di travertino spendendo 187mila euro per riparare un pezzettino di strada. Si mette il travertino, ok. Ma il buco dove va rimessa la pianta è lo stesso".
Gazzoli in Campania: "A Capri ho scattato foto in un viale cittadino con i pini, il marciapiede era pavimentato con le betonelle poste sopra alla sabbia: non c'era una mattonella fuori posto. Un modo per mettere i pini in maniera corretta deve pur esistere, sennò i pini danno fastidio solo a San Benedetto".
"Da Lignano Sabbadioro verso sud - spiega l'architetto - stanno intervenendo con l'ossigenazione delle radici, che riesce a rafforzare in maniera enorme la qualità dell'apparato radicale, tanto che da cinque anni non abbattono un pino. Questo metodo di conservazione è meno costoso dell'abbattimento. Se ci sono tali modalità d'intervento, non si capisce perché San Benedetto non debba poter conservare una capacità identitaria a livello di masse verdi.
Se in via Mare togliete quelle piante rimane una modesta e squalificata edilizia. Quello era un cordone ombelicale. Lungo via Mare c'erano la fila di pini e le pinetine laterali: questo elemento di connessione dava un'idea di ciò che poteva essere lo studio del verde".
"L'illusione politica è di cominciare ogni cinque anni a fare il Prg. Per le piante il colpevole non si trova mai perché l'albero viene messo a dimora piccolino, per crescere ci mette cinque anni, poi il sindaco cambia e il giardiniere capo va in pensione: quindi non esiste mai il colpevole - conclude Gazzoli - di chi ha fatto cose in maniera impropria". (Franco Cameli)
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